I personaggi

  • Il Beato Giordano da Rivalto;
  • Don Achille Costagli

Da vedere

  • Chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano;
  • Oratorio della Compagnia della Santa Croce a Rivalto
  • Santuario della Madonna di Poggiopiano

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“La storia è una grandiosa rappresentazione del presente e non semplicemente qualcosa che riguarda il passato”

Alain (Emile-Auguste Chartier), 1945

Rivalto e Terroti. Nucleo abitato 1822. Archivio Di Stato di Pisa

Rivalto deve il suo toponimo non da Ripalta o Rupe Alta, come fu creduto per molto tempo, ma piuttosto dal torrente del Rio maggiore, Rio Alto, che ha origine da un poggio poco distante dal paese. Rivalto affonda le sue origini nel medioevo nascendo come rocca fortificata. Di essa rimane oggi ben poco visto che l’abitato nei secoli è sorto proprio su quelle che erano le rovine del maniero. Nei documenti del XII secolo si parla delle case di Rivalto costruite su fondamenta antiche. Si pensa infatti che i Longobardi abbiano costruito le loro fortificazioni di avvistamento durante il loro periodo di conquista (568-772) su vecchi fortini romani.

Posto nella diocesi di Volterra, Rivalto si trova al confine con i territori dell’arcidiocesi di Pisa e questo fatto ha acceso aspre dispute per il possesso tra i vescovi delle due città. La disputa più notabile si ebbe nel 1128 tra l’Arcivescovo di Pisa e i monaci Camaldolesi della Badia di Morrona, risolta poi cinque anni dopo. Negli anni successivi il possesso di Rivalto rimase ai pisani fino al XV secolo. Con la caduta di Pisa sotto il Governo di Firenze, i castelli del contado pisano passano alla Repubblica fiorentina. Nel 1406 Rivalto si sottomise a Firenze rimanendo sotto il suo dominio per molto tempo.

Il secolo XV a Rivalto, come nel resto della regione, fu contraddistinto da carestie, eventi bellici e conseguente riduzione della popolazione. Per un risveglio economico di Rivalto e del suo territorio bisogna attendere la seconda metà del 1500. Note famiglie fiorentine acquistarono terreni a Rivalto come nel resto delle campagne pisane e nuove iniziative migliorarono le condizioni di vita della popolazione.

Le epidemie e le carestie del secolo XVII tornano a contrastare il benessere economico e sociale raggiunto nel secolo precedente. Le classi meno agiate sono le più colpite e la nobiltà aumenta aumenta, in questo contesto, la propria ricchezza e potenza. Tutto ciò porta al ritorno ad una istituzione medievale e alla reintroduzione del feudo da parte del Granduca Ferdinando II Medici. In questo modo Rivalto diventa marchesato della nobile famiglia fiorentina dei Riccardi nel 1644. Sotto la famiglia dei Riccardi Rivalto non migliorò la situazione economica durante tutto il secolo. Non ci furono iniziative economiche e di sviluppo e il susseguirsi delle generazioni della famiglia lasciò il paese di Rivalto nell’abbandono.

Solamente l’avvento della dinastia dei Lorena nel Granducato di Toscana riesce a portare il segno di un cambiamento. Nella metà del 1700 si introducono nuovi criteri amministrativi e regionali e le prepotenze feudali vengono finalmente ridimensionate. In questo nuovo scenario Rivalto fu annesso alla Comunità di Chianni il 17 giugno del 1776 e il magistrato fu costituito da un gonfaloniere e due priori. Nel corso degli anni la carica di Gonfaloniere fu ricoperta anche dal rivaltino Domenico Falugi nel 1841.

Durante il secolo XIX l’economia rivaltina continua a basarsi essenzialmente sull’agricoltura. Ben distinti erano i possidenti, che risiedevano in paese assieme agli artigiani e alle altre categorie, dai contadini che vivevano invece nei poderi attorno al paese. L’economia agricola era tendenzialmente chiusa e sul territorio di Rivalto vi erano frantoi, mulini, forni e lavatoi, molti dei quali conservati fino ad oggi.

L’economia essenzialmente agricola perdurò a Rivalto fino agli inizi del XX secolo quando si iniziarono a rilevare i primi esodi dalle campagne

Ai nostri giorni l’agricoltura è ancora presente anche se non rappresenta più la fonte primaria dell’economia. Tuttavia la tradizione agricola è rimasta fortemente radicata e si tramanda ancora oggi di generazione in generazione.

Fonte bibliografica: Chianni, la sua storia la sua gente. Tipolitografia Fracassi. Casciana Terme (PI), 1990