Nacque a Rivalto (anche se c’è chi sostiene che sia nato a Pisa dalla famiglia da Rivalto), verso il 1260. Dopo avere studiato a Parigi in quella celebre università, nel 1280 faceva ritorno a Pisa entrando tra i figli di s. Domenico nel convento di S. Caterina. Fatto il tirocinio, studiò a Pisa, a Bologna e nuovamente a Parigi dove dimorò probabilmente tra il 1285 e il 1288. In seguito viaggiò, predicando e studiando, in molte parti d’Europa.

Rientrato in patria, insegnò a Pisa, rivelandosi profondo filosofo e teologo, nonché santo religioso, poi nello studio generale di S. Maria Novella di Firenze, il più importante centro di studi della provincia romana, di cui nel 1305 fu dichiarato lettore primario. Possedeva conoscenze assai vaste; fu detto che sapeva più cose lui solo che tutti i religiosi della provincia insieme! Aveva letto gli autori antichi, studiato il greco e l’ebraico egli erano familiari la filosofia e la teologia. Soprattutto conosceva perfettamente i libri sacri ed in particolare s. Paolo, e sapeva a mente il Breviario, il Messale, gran parte della S. Scrittura e la Secunda di s. Tommaso d’Aquino.

Persuaso che la scienza non basti, si dedicò con ogni sforzo al conseguimento delle virtù. Vero modello del predicatore, fece ascoltare la sua voce in molte parti d’Italia e forse, nel 1301, nella stessaGermania ove si recò per assistere al capitolo generale del suo Ordine, che si tenne a Colonia.

Predicò fino a cinque volte in un giorno, ora in una chiesa, ora in un’altra, all’interno o sulle piazze. Iniziava un sermone al mattino in una chiesa e, sopra lo stesso soggetto, lo continuava a metà del giorno su una piazza e lo terminava la sera in un’altra chiesa. Il popolo fiorentino, avido di udirlo, lo seguiva fedelmente ovunque, senza te-nere conto dei disagi che doveva affrontare.

Non contenti d’ascoltarlo, vari uditori raccolsero le sue prediche, talvolta trascrivendole ai piedi stessi del pulpito come uscivano dalle sue labbra, tal altra riassumendole. Il suo genere di predicazione era quello inconfondibile degli uomini veramente apostolici: niente sottigliezze, niente ricercatezze, ma una parola evangelica e popolare,ove la verità e la profondità della dottrina sono unite alla semplicità, vivida e vigorosa, della forma.

Il beato G. ebbe ancora un altro merito: quello della purezza con la quale si esprimeva nella lingua volgare. Seguendo l’uso nuovo, che cominciava allora a diffondersi, egli aveva abbandonato il latino per predicare unicamente in lingua italiana. Le sue prediche, nonostante la semplicità tutta primitiva, sono ritenute un monumento prezioso della prosa volgare italiana del Trecento, pur-troppo solo in parte dato alla stampa.

Ciò che a lui interessava era la conversione delle anime. E non mancarono interventi miracolosi da parte di Dio. Un giorno mentre predi-cava davanti ad un pubblico più numeroso del solito, una croce rossa apparve visibilmente impressa sulla sua fronte e tutti poterono contemplarla. Una vera trasformazione si operò in Firenze;molte persone abbandonarono il vizio e si diedero alla virtù. Le donne, la cui condotta, dal punto di vista della modestia, lasciava molto a desiderare,cominciarono a comportarsi secondo la decenza cristiana; scomparvero le inimicizie e si ebbero molte pacificazioni tra Guelfi e Ghibellini. Anche in Pisa, ove lo troviamo in seguito, raccolse gli stessi successi. Vi istituì i Disciplinati, la Confraternita del S.mo Salvatore, detta del Crocione, che ancora oggi sussiste e conserva i suoi statuti primitivi, pieni di saggezza.

Dovette accettare di essere predicatore generale nel suo Ordine e poi definitore del convento pisano. I superiori pensavano di chiamarlo ad uno degli incarichi più onorifici di quell’epoca, quello di maestro nell’Università di Parigi. Il maestro generale Americo da Piacenza gli ordinò di partire per la Francia e salire sulla cattedra del famoso convento di S. Giacomo. Ma la Provvidenza aveva predisposto diversamente: giunto a Piacenza si ammalò gravemente e il 19 agosto 1311 moriva, assistito dallo stesso maestro generale.

La notizia della morte di Giordano suscitò molto dolore in Pisa e i maggiorenti della città si portarono a Piacenza per prenderne il corpo che fu subito oggetto della devozione popolare e la sua tomba divenne meta di pellegrinaggi. Nel 1580 ebbe luogo la prima traslazione, nel 1686 la seconda ed una terza nel 1785. Gregorio XVI ne approvò il culto nel 1833 e fu beatificato nel 1838.

Fu sepolto nella Chiesa di Santa Caterina a Pisa. Il 23 settembre 1926 lo Stato Italiano dichiarava Monumento Nazionale la casa ove era nato in Rivalto il Beato Giordano. La casa è oggi andata distrutta dagli eventi bellici e, al suo posto, è collocata una targa. Il 25 settembre 2010, il suo corpo viene trasferito nella chiesa di San Giuseppe (Pisa).

Fonte: il testo è tratto dall’Enciclopedia dei Santi e riportato da Antonino Silli sul sito www.santiebeati.it

Achille Costagli nasce a Rivalto da Giovanni e da Maria Rosa Colomba di Ottavio Turchi. Dopo essere stato ordinato sacerdote, viene quasi subito nominato pievano di Rivalto e rimane tale per oltre mezzo secolo.

Don Costagli svolge la sua missione pastorale a Rivalto con un occhio estremamente vivace e attento alla società e alla politica del periodo di fine Ottocento. La vita del parroco è connotata da una interessante produzione intellettuale e letteraria, ricca di riflessioni e forti denunce contro il potere acattolico liberal-massone del periodo subito successivo alla rivoluzione francese.

La maggior parte delle opere di Don Costagli sono dei racconti storici riconducibili a romanzi con un obiettivo divulgativo e didattico destinati all’educazione del popolo. La caratteristica però interessante e unica per l’epoca è quella di uno stile narrativo ambientato nel passato ma che include giudizi e riflessioni proprie ricollegate agli eventi sociali e religiosi dell’epoca. Un modo interessante di raccontare e analizzare l’attualità attraverso il racconto storico.

Le opere letterarie di Don Costagli riconducibili al racconto storico:

  • Aldina di Strido o gl’Italiani alla prima crociata. Editrice Tipografica dell’Immacolata Concezione di Modena, anno precedente al 1884
  • Almira di Pietracassia, 1876 (vedi citazione in Breve vita del beato
  • Giordano da Rivalto, Siena, Tip. S. Bernardino, 1900, pag 25).
  • Le due esuli di Montanino e la Battaglia di Lepanto, Siena, Tipografia all’insegna di S. Bernardino, 1884.
  • Vittimo ossia la prima cronaca di Volterra Cristiana, Siena Tip. Arciv. S. Bernardino Edit. 1888.
  • La torre di Rostona o gli ultimi due Re Longobardi, Siena, negli anni tra il 1888 e il 1900.
  • Pulcheria Imperatrice di Costantinopoli, Siena, negli anni tra il 1888 e il 1900.
  • L’Orfana di Quercianella o le lotte di Federico II con i due sommi Pontefici Gregorio IX e Innocenzio IV, Siena, Tip. Edit. S. Bernardino, 1903.

Oltre ai romanzi, Don Costagli testimonia il suo interesse per la storia locale e per le vicende sociopolitiche della Toscana e dell’Italia attraverso due opere di ricerca storica monografica. Le due opere monografiche sono:

  • Memorie del Santuario di Poggiopiano, Siena, Tipografia Edit. S. Bernardino, 1898.
  • Vita del Beato Giordano da Rivalto, Siena, Tipografia Edit. S. Bernardino, 1900

Una ulteriore opera letteraria di Don Achille è infine un saggio di spiritualità mariana dedicato alla Vergine Maria:

La Vergine Madre, Pensieri, Siena, Tip. Edit. S. Bernardino, 1899.

Don Costagli però, non solo si è dedicato alla pastorale parrocchiale ed è stato attento intellettuale analitico dell’attualità socio politica. La sua opera ha visto anche attività benefiche concrete come la fondazione della Filarmonica di Rivalto e della scuola.

 

Fonte: Don Carlo Giovanni Costagli, Il sacerdote “romanziere” di Rivalto, in Toscana Oggi – L’Araldo, 15 e 22 novembre 1998.
La rassegna completa dei libri di Don Achille Costagli è disponibile sul sito di Luigi Benvenuti, studioso di storia locale e curatore della ristampa del libro “La Torre di Rostona” www.luigibenvenuti.it