La castanicoltura tradizionale da frutto in Italia, una opportunità per i giovani

Lo scorso 15 febbraio 2021 si è tenuto il convegno “I risultati di CastaniCo e biodiversamente castagno” che ha presentato il frutto delle attività svolte nell’ambito del programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020 – Tipo di operazione 16.1.01 per l’Emilia Romagna.

Due i lavori di ricerca presentati: “Biodiversità e sequestro di carbonio nei suoli dei castagneti tradizionali” e “Diversità genetica delle varietà di castagno dell’Emilia Romagna”. Entrambi i lavori testimoniano, se mai fosse ancora necessario, l’importanza del modello tradizionale di castanicoltura per la biodiversità e la conservazione del suolo e per la ricchezza del patrimonio genetico dell’Appennino Emiliano, eccellente esempio dell’intero territorio italiano.

Su questi presupposti, l’intervento di Renzo Panzacchi, portavoce dell’Associazione Consorzi Castanicoltori Emilia Romagna che racchiude ben sei Consorzi di produttori nella regione, ha trasmesso messaggi molto positivi sulle prospettive future del settore. Panzacchi ha infatti messo in evidenza una inversione di tendenza nel settore dellacastanicoltura tradizionale da frutto dell’Appennino dell’Emilia Romagna, richiamando una evoluzione comportamentale, rispetto al passato, che ha visto associazionismo, collaborazione costruttiva con la Regione, condivisione di informazioni, nuove iniziative e collaborazione con il mondo della scienza e della ricerca.

I castanicoltori emiliano romagnoli vedono oggi, nel modello della castanicoltura tradizionale da frutto, un esempio di agricoltura conservativa in linea con la nuova strategia politica europea del “Farm to Fork” e capace di competere, sul piano della qualità e della sostenibilità, con la castanicoltura intensiva da frutto orientata alla quantità e tipica, sopratutto, dei paesi esteri.

C’è grande attesa, da parte dei castanicoltori emiliano romagnoli, dell’avvio del Tavolo Castanicolo Regionale che dovrà essere capace di sciogliere i tanti nodi normativi e burocratici per l’applicazione fruttuosa del prossimo Piano di Sviluppo Regionale.

Un esempio dunque, quello emiliano romagnolo, che guarda con fiducia al futuro del settore castanicolo e che si basa sul patrimonio produttivo esistente da preservare, rendere più produttivo e recuperare la dove è necessario.

Una strategia che ha ragione di essere perseguita alla luce anche di quanto sostenuto, in occasione del convegno, da Luciano Trentini portavoce di EUROCASTANEA-network europeo della castagna, ovvero che l’Europa, per soddisfare la crescente domanda del mercato, necessita di ulteriori 40.000 ettari di castagneti produttivi ricavati da vecchi impianti recuperati/ringiovaniti e da nuovi impianti realizzati in aree montane vocate.

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La registrazione integrale del convegno è riascoltatile al seguente link:

https://drive.google.com/file/d/1A1YFTrje0O_173hIr3rNlY1J57EYVayV/view

Giacomo Costagli

Associazione Amici di Rivalto